La prima volta che San Francesco andò a Greccio fu intorno al 1209. In quegli anni la popolazione di Greccio era esposta a gravi flagelli: ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine. Egli non abitò nel castello, ma si costruì una povera capanna tra due carpini sul Monte Lacerone, detto appunto di San Francesco, monte alto 1204 mt. Il Santo da lì si recava a predicare alle popolazioni della campagna. Gli abitanti di Greccio presero ad amare Francesco e giunsero a tale punto di riconoscenza, per la sua grande opera di rigenerazione, da implorarlo affinché non abbandonasse i loro luoghi e si trattenesse sempre con loro.
Il 29 novembre dello stesso anno ebbe la gioia di avere tra le mani la regola munita di bolla pontificia. Siamo ormai alle porte dell’inverno e un pensiero assillante dominava la mente di Francesco: l’avvicinarsi della ricorrenza della nascita del Redentore. Il Santo durante l’udienza pontificia chiese al Papa la licenza di poter rappresentare la natività. Dopo il viaggio in Palestina, Francesco, rimasto molto impressionato da quella visita, aveva conservato una speciale predilezione per il Natale e per Greccio perchè gli ricordava emotivamente Betlemme.
Tormentato dal vivo desiderio di dover celebrare quell’anno, nel miglior modo possibile, la nascita del Redentore, giunto a Fonte Colombo, mandò subito a chiamare Giovanni Velita, signore di Greccio, e così disse: “Voglio celebrare teco la notte di Natale. Scegli una grotta dove farai costruire una mangiatoia ed ivi condurrai un bove ed un asinello, e cercherai di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei occhi, la nascita del Divino infante”. Il cavaliere Velita aveva quindici giorni per preparare quanto Francesco desiderava e tutto ordinò con la massima cura ed “il giorno della letizia si avvicinò e giunse il tempo dell’esultanza!”. Da più parti, Francesco aveva convocato i frati e tutti gli abitanti di Greccio. Dai luoghi più vicini e lontani mossero verso il bosco con torce e ceri luminosi. Giunse infine il Santo di Dio, vide tutto preparato e ne gode.
Greccio fu così la nuova Betlemme!
Narra Tommaso da Celano: “fu talmente commosso nel nominare Gesù Cristo, che le sue labbra tremavano, i suoi occhi piangevano e, per non tradire troppo la sua commozione, ogni volta che doveva nominarlo, lo chiamava il Fanciullo di Betlemme. Con la lingua si lambiva le labbra, gustando anche col palato tutta la dolcezza di quella parola e a guisa di pecora che bela dicendo Betlemme, riempiva la bocca con la voce o meglio con la dolcezza della commozione”. Si racconta che Francesco vide il bambino nella mangiatoia scuotersi e venirgli ad accarezzare il viso.
(Fonte https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/religione/la-storia-del-presepe-di-greccio-44450)
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