La Storia del Presepe: la rappresentazione della Natività fino a oggi nel mondo

Basilica-S.Domenco.Napoli

Basilica-S.Domenco.NapoliIl Presepe Napoletano

A Napoli l’arrivo di Pietro e Giovanni Alemanno, orieinari dell’Italia del nord darà particolari impulso alla plastica lignaria presepiale. Molte furono le chiese per le quali Pietro, il padre, personalità artistica di notevole spessore, il figlio Giovanni e numerosi collaboratori scolpirono presepi completi costituiti da numerose figure, il più antico dei quali nel 1478 per la Chiesa di S. Giovanni Carbonara. Le statue erano quarantuno, a grandezza quasi naturale dipinte da tal Francesco Fiore. disposte in un ampia e complessa scenografia purtroppo perduta. Altri presepi dell’epoca sono quelli del Belverte, tuttora parzialmente visibile nella Basilica di San Domenico Maggiore in Napoli e il presepe (1475) dello scultore Antonio Rossellino, custodito a Napoli nella Chiesa di S. Anna dei Lombardi. Si tratta di un vero gioiello: un altorilievo in candido marmo nel quale le figure si stagliano quasi a tutto tondo su uno sfondo-scenografia, ugualmente in marmo. La Madonna soavemente adorante, S. Giuseppe e gli stessi animali sono interpretati in atteggiamento naturale, non convenzionale. Tra la fine del ‘400 e i primi decenni dei secolo successivo lo scultore rinascimentale Giovanni Marigliano (1480-1558) più noto come Giovanni da Noia, a Napoli con la sua scuola di scultura per numerose chiese e per importanti edifici pubblici della città intagliò nel legno splendidi presepi con statue policrome, a grandezza naturale. Tuttora nella chiesa di S. Maria del Parto a Margellina si possono ammirare cinque statue residue del presepe commissionatogli da Jacopo Sannazaro in occasione della pubblicazione del suo poema in latino : “De partu Virginis”. Ma il tradizionale presepe napoletano è legato alla fama di S. Gaetano da Thiene, fondatore dell’Ordine dei Chierici Teatini, venuto a Napoli nel 1534, che pare nutrisse un vero culto per il presepe tanto da dare impulso alla costruzione di personaggi abbigliati secondo gli usi del tempo. Certo è che alla fine del ‘500, in pieno clima controriformistico, Teatini, Francescani, Gesuiti e, poco dopo gli Scolopi, al fine di alimentare la fede e la pietà popolare, favorirono la diffusione del presepe.

Si sviluppa, così il presepe barocco, che fu detto anche mobile, perché veniva smontato e ricostruito ogni anno. Le monumentali statue a tutto tondo furono sostituite da manichini in legno, anch’essi scolpiti da valenti artisti con giunti a snodo per atteggiarli in vario modo, occhi di vetro, parti nude policromate, abiti variegati e parrucche.

In realtà il manichino in legno articolabile era nato in Germania e furono i Gesuiti che, nel 1560 a Praga con una Natività e a Monaco di Baviera, nella Chiesa di S. Michele, nel 1605 con un intero complesso presepiale, diedero l’avvio a questo nuovo tipo di presepe. A tal proposito sarà utile aggiungere che i presepi dei Gesuiti erano concepiti in chiave didattico -liturgica perché erano poliscenici e riportavano diverse tappe della narrazione evangelica. Sono pervenute a noi solo poche notizie intorno alla scenografia di tali presepi. Essa divenne progressivamente un elemento importantissimo, valorizzando la prospettiva e l’illuminazione, per la quale si ricorreva a lampade, specchi e lamiere che, abilmente disposti o celati da finti damaschi. presentavano il presepe come una scena teatrale.

(3 Parte della Storia del Presepe)

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