“Sì, torna Natale, a ricordarci che la vicenda umana, per quanto sia aggrovigliata e impastata di contraddizioni, di “gioie dolori, fatiche e speranze”, come dice la Gaudium et Spes, anzi proprio per questo, è una vicenda non abbandonata a se stessa, ma infinitamente amata da Dio, tanto da condurlo a farne la sua dimora preferita.
A Natale, è bene ricordarlo, al di là degli aspetti romantici e commerciali, noi celebriamo il mistero dell’infinito amore di Dio per la nostra umanità. Un amore che si è manifestato in tanti modi, ma che trova il suo culmine nel fatto che quando giunse la pienezza dei tempi Dio mandò il suo Figlio in mezzo a noi perché diventasse uno di noi.
E dunque la nostra è una umanità visitata, anzi abitata da Dio. Dinanzi ai venti di male, di violenza, di cattiveria che spirano da ogni dove, la risposta di Dio non è un rifiuto sdegnoso di quello che siamo, ma – se così possiamo dire – un continuo, anzi un eterno ritorno di fiamma! Quella del Natale, infatti, non è la festa di una visita estemporanea, ma di una presenza: «È venuto ad abitare in mezzo a noi», recita la Liturgia. E da quei giorni di Betlemme, Egli da oltre 2000 anni continua ad abitare in mezzo a noi, continua a non disdegnare questa umanità come sua dimora. Anzi, non solo continua ad abitare in mezzo a noi, ma la cosa più importante e bella è che ci sta volentieri, con amore infinito e paziente, misericordioso. E penso che potremmo dire con vera convinzione che se il mondo non è ancora saltato in aria per le infinite contraddizioni della storia umana, è proprio perché dentro a questa storia c’è una presenza misteriosa ma amorevole e provvidente. Ed è la presenza di Dio stesso, presenza amorevole, paziente, misericordiosa e incoraggiante.
A volte sento dire frasi ad effetto del tipo: “A Natale siamo tutti più buoni”, e cose del genere. Nulla di più stupido e inconsistente. Diciamoci piuttosto che a Natale riscopriamo la nostra più vera identità, quella di dimora di Dio, casa abitata da un Dio che ci ama così tanto da avere un unico grande desiderio: vedere noi, suoi figli felici, e possibilmente tutti, senza diversità di trattamento, senza preferenze. Un Dio che per non metterci disagio né soggezione si è fatto prossimo a noi divenendo uno di noi, in tutto uguale a noi, eccetto il peccato. A chi può far paura o incutere soggezione un bambino appena nato tra le braccia di sua madre?
Dunque, carissimi amici che leggete queste righe, gli auguri del Vescovo sono l’espressione di un grande sogno che mi porto dentro: sapere che tutti i fratelli e sorelle che il Signore mi ha affidato possano vivere il Natale con questo spirito autentico, riscoprendo la gioia, lo stupore, la meraviglia di vedersi amati così tanto dal Signore dei cieli e del mondo. E riscoprendo così la gioia di rispondere a questo amore divino con il nostro che, certo sarà sempre e comunque umano, ma almeno sincero e vero.
Buon Natale, carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Andria – Canosa – Minervino Murge! Vostro”.
+ Luigi Mansi, Vescovo.
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