La festa della presentazione di Gesù al Tempio è stata importante fin dalla sua istituzione nel IV secolo d.C. Infatti rappresenta un punto di congiunzione molto significativo tra la storia di Gesù e del Cristianesimo e la cultura ebraica. L’Antico Testamento imponeva regole molto rigide e stabiliva cerimonie precise che seguivano la nascita di un bambino in una famiglia, soprattutto se si trattava di un figlio maschio. La donna che aveva partorito era considerata impura (Lv 12) e doveva sottoporsi a una serie di riti di purificazione prima di poter toccare nuovamente le cose sacre ed entrare nel santuario. Inoltre ogni figlio primogenito maschio doveva essere consacrato al Signore e riscattato tramite un’offerta simbolica, come segno di gratitudine per la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto (Esodo 13,2 e Esodo 13,11-16).
Nel Vangelo di Luca (Luca 2:22-40) leggiamo dunque l’episodio della presentazione di Gesù al Tempio, avvenuto quaranta giorni dopo la Sua nascita. Giuseppe e Maria conducono Gesù bambino al Tempio di Gerusalemme. Qui si imbattono nel vecchio Simeone, a cui era stato predetto che non sarebbe morto prima di vedere il Messia, e che prendendo in braccio Gesù lo benedice con queste parole: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.” Successivamente la Sacra Famiglia incontra la profetessa Anna, e anch’ella riconosce in Gesù il Messia.
Questo episodio serve a confermare quanto profetizzato da Malachia, l’ultimo profeta dell’Antico Testamento, secondo il quale il riconoscimento del Messia sarebbe avvenuto nel Tempio: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti.” (Malachia 3,1)
Festa della Candelora
Avevamo già dedicato un articolo alla Candelora, che coincide con la festa della presentazione di Gesù al Tempio. Si tratta di una festa che celebra il trionfo della luce sulle tenebre, ma anche la fine simbolica delle festività natalizie e l’inizio del cammino pasquale. In questo giorno vengono benedette le candele e i ceri, simbolo di Gesù come luce del mondo, luce per illuminare le genti. Candele e ceri benedetti vengono poi distribuiti ai fedeli, come protezione dal male e dalle calamità.
Come molte feste cristiane è probabile che la Candelora tragga le sue origini dal paganesimo. Sono molte infatti le feste celebrate dalle antiche civiltà per festeggiare il passaggio dalle tenebre alla luce, simboleggiato dalla fine dell’inverno e l’inizio della primavera. A metà febbraio i Romani celebravano i Lupercali, caratterizzati dall’accensione di molte lampade e ceri, ma anche da riti di purificazione. I Celti da parte loro facevano cadere il 1° febbraio la festa di Imbolc, il “Giorno di Santa Brigida”, che celebrava il culmine dell’inverno e in certe zone l’inizio della primavera.
Purificazione di Maria
La festa della Candelora è stata per molto tempo una festa Mariana. Anticamente veniva festeggiata il 14 febbraio e ricordava la purificazione di Maria dopo il parto, compiuta secondo i tempi e le usanze cari alla cultura e alla religione ebraica. Oggi l’attenzione si è spostata dalla Madre al Figlio, e il 2 febbraio è diventata l’occasione per celebrare la Presentazione di Gesù al tempio. Questo è accaduto in seguito alla riforma liturgica decretata dal Concilio Vaticano II. Resta tuttavia viva in molti paesi, soprattutto in zone rurali, la tradizione della purificazione delle donne in questa occasione. Fino a poco tempo fa in Valnerina, nelle Marche, ogni donna che partoriva doveva recarsi in chiesa 40 giorni dopo il parto per essere purificata dal sacerdote. La donna doveva inginocchiarsi sulla soglia con una candela accesa, il sacerdote la benediceva lì, e poi entravano insieme, camminando verso l’altare, mentre lei si teneva aggrappata alla stola bianca da lui indossata.
Proverbi sulla Candelora
Sempre in ambito rurale e popolare si situano i tanti proverbi e detti legati alla festa della Candelora. In passato era il giorno in cui i vecchi nei villaggi cercavano di indovinare come sarebbe stato il tempo da lì all’arrivo della primavera. Molti proverbi si legano proprio a questa dimensione ‘metereologica’, come il famoso detto veneto: “Se ce sole a candelora del inverno semo fòra, se piove e tira vento del inverno semo dentro“, di cui esistono versioni analoghe anche in Lombardia e a Trieste. In pratica in queste zone si crede che se il giorno di Candelora c’è il sole l’inverno sia quasi finito, mentre se piove o tira il vento durerà ancora per un po’.
Invece in Toscana e in Emilia si crede sia esattamente il contrario: se nevica o grandina per la Candelora l’inverno non potrà durare ancora a lungo. “Se piove o se gragnola dell’inverno semo fora” si dice in Toscana, mentre a Bologna: “Al dé dl’Inzariôla, o ch’al naiva o ch’al piôva dal invêren a sän fòra, mo s’ai é al suladèl a in arän anc pr un msarèl (Il giorno della Candelora, che nevichi o piova, dall’inverno siamo fuori, ma se c’è il sole ne avremo ancora per un mesetto).
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.